Imelda nacque a Bologna attorno al 1320 e lasciò questo mondo all’età di circa 13 anni, il 12 maggio 1333. Un’iscrizione sul suo sepolcro attesta che morì dopo avere ricevuto miracolosamente la comunione eucaristica. A quel tempo le leggi della Chiesa non permettevano di ricevere l’Eucaristia prima dei 14 anni. Ma Imelda, entrata dodicenne in monastero, non si rassegnava all’idea di dover aspettare tanto per poter ricevere nel suo giovane cuore ardente il “suo” Gesù. Assistere alla S. Messa non le bastava, Imelda vuole la comunione con Gesù e, mossa intimamente dalla certezza che “il Signore, più vuol dare, più fa desiderare”, eleva la sua preghiera perché siano superati gli impedimenti. Nella vigilia dell’Ascensione del 1333, dopo la celebrazione della S. Messa, la giovane novizia domenicana si intrattiene in amorevole colloquio con Gesù, al quale anela con tutte le sue forze. E il “Dio nascosto”, così a lungo e intensamente desiderato, si comunica a lei in modo prodigioso: “Miracolosamente un’Ostia si posò sopra Imelda… Tutto era inondato di luce… Il sacerdote prese l’Ostia e comunicò Imelda”. L’Amore ha vinto tutte le resistenze umane, il Cielo ha risposto, e in quello stesso istante Imelda muore in un’estasi d’amore, facendo della sua giovane vita un olocausto a Gesù. Proprio per questo, S. Pio X ha proclamato la Beata Imelda patrona e protettrice di coloro che ricevono la Prima Comunione.
Carissimi fratelli in Cristo, oggi incontriamo la testimonianza di una beata che seppur nella sua giovane età ha desiderato Dio come “la cerca che anela ai corsi d’acqua”.Nella S.Eucarestia, tanto desiderata dalla Beata Imelda,Gesù si rende presente in mezzo a noi , tra le nostre strade, nella nostra vita . Spesso mi sono domandato come un Dio , generalmente immaginato nell’ alto dei cieli, abbia avuto il desiderio di restare con noi nei S. Tabernacoli i quali nelle nostre comunità diventano spesso luoghi di solitudine per Lui, ma soprattutto quale amore lo spinge a gettarsi nel nostro cuore per dimorare in esso e santificarlo . Dio viene nella nostra anima , ma noi spesso non lo accogliamo degnamente facendolo dimorare in un cuore sporco e peccatore. Al contrario il nostro cuore deve predisporsi a questo incontro proprio come una casa all’arrivo di una persona importante che viene accolta in un ambiente pulito e ben curato. La domanda decisiva è una :Crediamo veramente che nella Santa Eucarestia viene Dio a dimorare in noi e che quello NON è UN SIMBOLO , MA LUI nella sua anima ,divinità e corpo ? Se comprendessimo questo probabilmente le nostre chiese sarebbero gremite di gente desiderosa di Amore , ma lo scenario è assai diverso. La S. Eucarestia può essere davvero il momento decisivo per trasformare in santità la nostra quotidianità perché se Dio viene a fondersi in noi , Lui il tre volte Santo , nulla più essere come prima. Quel Pane mangiato diventa davvero ringraziamento per la giornata vissuta e per le grazie ricevute , come indica il termine greco da cui deriva la parola e nello stesso momento refrigerio e forza immensa per continuare il cammino intrapreso. Quel pezzo di pane dove dimora il Creatore del cielo e della terra , diventa tramite le mani del sacerdote la piccola grotta di Nazareth dove si rinnova il mistero della presenza di Dio nel mondo. Dio non si spaventa di entrare nella nostra anima , si getta tra i nostri problemi, nelle nostre paure e ansie , entra nelle fessure del nostro essere per guarirne le ferite più profonde e noi siamo rigenerati dal Suo Tocco salvifico. Che mistero incomprensibile per l’uomo ,troppo grande e immenso dove Dio si immola sull’altare per la salvezza del mondo e si incarna nella nostra ferialità e noi mangiando di Lui , godiamo nuovamente della salvezza donataci quel venerdì santo che il Padre non si stanca di offrirci per la liberazione della nostra anima .Sull’esempio della beata Imelda accostiamoci alla S.Eucarestia e la nostra vita certamente sarà rinnovata dall’Amore che ancora oggi Dio ci offre.
Francesco Pio Petrachi
Per entrare meglio nel mistero
In alto :La Beata Imelda