Carlo Gnocchi, nacque da una povera famiglia in provincia di Milano e diocesi di Lodi nel 1902. Entrato nel Seminario della diocesi di Milano, venne ordinato prete nel 1925. Allo scoppio della seconda guerra mondiale, partì come cappellano militare volontario per il fronte greco–albanese, per condividere la sorte dei suoi giovani. La drammatica esperienza della guerra e della ritirata dei soldati italiani lo spinse a riflettere e a considerare il mistero del dolore, specie negli innocenti e nei bambini. Si dedicò quindi a una grandiosa opera di carità nei confronti degli orfani di guerra e dei mutilatini. Malato di tumore, morì il 28 febbraio 1956, dopo aver donato le proprie cornee a due ragazzi ciechi, in un’epoca dove i trapianti d’organi non erano ancora regolamentati dalla legge italiana
Carissimi fratelli in Cristo , la vita attraverso cui il Signore oggi ci sta parlando , ci fa comprendere un’altra vocazione del cristiano , oltre quella alla santità , da cui è legata indissolubilmente . Infatti , il santo prima di godere della perfetta letizia in cielo , non è esente dalla vita terrena ,piena di gioia , ma anche di difficoltà e di sofferenze che la nostra condizione umana e terrena implica. Ma è proprio in quei momenti quando la sofferenza ci bussa alla porta , che dobbiamo piegare le nostre ginocchia , prendere il S. Rosario e illuminati davanti a Gesù Eucarestia , in un incontro quotidiano anche con la Parola , cercare di trovare il volto del Signore , “il più bello tra i figli dell’uomo”. Il Beato Gnocchi , è l’immagine del vero cristiano, colui cioè che nelle situazioni difficili , dove l’odio sembra dominare sull’amore e dove il peccato sembra prevalere sulla grazia porta la consolazione e la presenza viva e vera di Dio . Solo Lui è capace di cambiare le cose , non secondo la logica umana dove tutto voglio e subito ,ma secondo la sua logica che altro non è che la logica della Luce , che certamente delle volte opera grazie anche dal punto fisico , ma che cambia il cuore e lo rende forte contro tutto il male , rendendo così la persona testimone e portatrice della vittoria di Dio . Il cristiano immaginiamolo come dello zucchero nel caffè o nell’acqua , addolcisce la situazione perché porta la Parola di Dio , e la renda piena di Spirito Santo . Un cristiano che è portatore di malinconia , di tristezza è il fedele della morte e non può appartenere al Vangelo che Gesù ci è venuto a rivelarci. Il cristiano porta gioia , consolazione , guarigione interiore e liberazione . Lo stesso Maestro è l’incarnazione di questa Parola che ha letto ai suoi compaesani :”«Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi e proclamare l’anno di grazia del Signore». Questo mandato è la nostra regola di vita perché è la regola dell’amore , che ci sprona ad incontrare persone bisognose di Dio e che non ci rinchiude dietro false scuse . L’uomo ha bisogno di Dio e noi siamo il tramite per far godere un pizzico della gioia di Dio alle persone che soffrono nell’anima e nel corpo , perché magari viviamo una vita sacramentale e di preghiera più intensa di loro , ecco perché noi non siamo i loro capi e maestri , ma bensì i loro servitori che annunziano qualcosa che non sentono , che non dicono , ma che vivono nella loro vita perché hanno incontrato non qualcosa ,ma qualcuno. Il Beato Carlo Gnocchi in mezzo alla guerra ha portato l’amore. Questo dovremmo comprendere noi , che siamo bravi a giudicare e spettegolare , aumentando la lite , invece di invocare l’effusione dello Spirito Santo d’Amore sulla persona che io non riesco ad amare , ma soprattutto sui miei occhi perché vedano in essa la presenza di Dio. L’amore cambia le situazioni e le persone , non il pettegolezzo! Sta a noi portarlo lì dove ancora non è arrivato , lì dove infuria la guerra. E il sorriso di questo beato ci testimonia la bellezza di donare amore .
Francesco Pio Petrachi