È cristiana una società piena di divieti?

Divieti
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Ha spopolato parecchio sui social, suscitando ironia e sarcasmo, la locandina di un quotidiano locale, che titolava: “In regalo la guida ai divieti di Pasqua”. Inoltrarsi nel ginepraio dei decreti, leggi e regolamenti attuali sull’emergenza sanitaria è sempre più faticoso e probabilmente ciò spiega la polarizzazione dei comportamenti sociali in due fazioni: coloro che prendono sempre più alla leggera le restrizioni vigenti e quelli che, al contrario, divengono sempre più scrupolosi, sfiorando l’ossessione maniacale. Si pensi al comandante dei vigili urbani di Arezzo che, nella giornata di Pasqua, si è preso la briga di multare i clienti dei ristoranti d’asporto che acquistavano quantità di cibo in eccesso: la prova provata, secondo lo zelante tutore dell’ordine sanitario, della presenza di intollerabili assembramenti parentali nelle case private.

Sta di fatto che, le normative attuali presentano tre caratteristiche innegabili. 1) La numerosità: alle norme nazionali e internazionali si sovrappongono quelle regionali, mentre a quelle di carattere più strettamente sanitario si sovrappongono quelle di ambito scolastico, commerciale, sportivo, ecc. Per non parlare dei regolamenti interni a ogni azienda o locale. 2) La scarsa comprensibilità: molti dei decreti sono scritti in un linguaggio che dà per scontate molte conoscenze di ambito giuridico e molte terminologie specialistiche. 3) La continua evoluzione del quadro normativo: al ritmo di non meno di un decreto al mese, si passa con rapidità impressionante dalle zone gialle alle zone arancioni e da queste ultime alle zone rosse, con tutte le sfumature e i distinguo del caso; senza contare il fatto che, molto spesso, ciò che non si poteva fare in una zona rossa dell’anno scorso, è consentito in una zona rossa di oggi (si pensi, ad esempio, all’apertura delle scuole elementari o alle visite ai parenti).

Ci troviamo immersi in una selva di norme, spesso e volentieri incomprensibili e in contraddizione tra loro, quando non apertamente assurde: si pensi alla possibilità di viaggiare all’estero e al contemporaneo divieto di spostamento da una regione all’altra o da un comune all’altro. Il proliferare delle proibizioni e delle restrizioni alle libertà personali sembra essere un tratto distintivo di questo decennio. L’emergenza Covid, tuttavia, non è stata la causa scatenante di tale fenomeno ma solo un pretesto. Il clima liberticida in cui siamo immersi a livello globale è riscontrabile in tanti ambiti. Su Cristiani Today già abbiamo trattato della cancel culture e delle censure sui social o nei confronti di alcuni capolavori del cinema di animazione (paradossalmente proprio nel momento dell’abolizione totale della censura sui film).

Tratto distintivo del politicamente corretto è proprio la nemesi delle libertà. In nome dei diritti di una minoranza, si vanno a negare non soltanto i diritti della maggioranza, ma anche prassi socio-culturali consolidate e persino le leggi della natura. È quanto sta avvenendo con il ddl Zan, la cui discussione è stata recentemente riproposta in Parlamento ma per due volte rigettata. Se si analizza bene il testo del ddl, si nota con grande facilità che le prescrizioni repressive sono ben più numerose di quelle “costruttive”: a partire dalle sanzioni rafforzate a carico di chi commette aggressioni o delitti contro persone omosessuali o transgender.

In fondo, tanto le restrizioni alla libertà di pensiero e di educazione, previste dal ddl Zan, quanto le restrizioni alle libertà di cura, di circolazione o di impresa, previste dai vari decreti d’emergenza anti-Covid sono figlie della medesima cultura e mentalità. Per tutelare un bene astratto, collettivo e futuribile, si soffocano beni concreti, individuali e presenti. Con il risultato che domani una coppia omosessuale potrà “liberamente” acquistare un bambino affittando l’utero di una donna ma nessuno potrà più affermare che i figli nascono e nasceranno sempre da un padre maschio e da una madre femmina. Seguendo questa logica, allora bisognerà arrestare Dio che così ha voluto o, chi non crede, dovrà ingegnarsi per un mandato di cattura ai danni di madre Natura… Quanto alle attuali norme sanitarie, è evidentissimo che mesi e mesi di lockdown più o meno stringente non hanno garantito all’Italia risultati migliori nell’allentamento della pandemia, rispetto ad altri paesi. In compenso, oltre che malati come prima, siamo tutti molto più ansiosi, depressi e, soprattutto, più poveri…

Da cristiani o da uomini liberi, dobbiamo fortemente diffidare di un ordinamento caratterizzato da un numero eccessivo di leggi e, soprattutto, di divieti. “Corruptissima re publica plurimae leges”, scriveva Tacito a cavallo tra il I e il II secolo. Con queste parole, lo scrittore latino indicava nella proliferazione di leggi ad personam, un indizio della decadenza dell’Impero. Anche la nostra Storia Sacra ha conosciuto le sue più grandi svolte, quando il Signore è intervenuto per dettare le sue leggi, ben più concise e chiare di quelle umane. A Mosè donò sul Sinai una tavola di dieci sole prescrizioni. Quando poi Dio ha mandato suo Figlio Gesù sulla terra, il decalogo mosaico ha trovato la sua sintesi nell’unico comandamento dell’Amore reciproco (cfr Gv 13,34). Ovviamente le leggi divine vanno distinte da quelle umane, tuttavia se le seconde riuscissero ad essere un po’ di più il riflesso delle prime, molte cose cambierebbero e sicuramente non in peggio.