Giovanni: vedere il vero senso delle cose

giovani, evangelista, statua
pixabay.com

“Il Signore dona la sua grazia”: avere questa affermazione racchiusa nel proprio nome, è davvero impegnativo. È bello, è dono ma è anche compito e una vera missione. E se ogni persona che viene al mondo, è portatrice di grazia, chi si chiama Giovanni, non se lo può dimenticare facilmente.

Sebbene quest’anno il 27 dicembre ci porti a vivere nella Liturgia la Domenica della Sacra Famiglia, tuttavia ci potrebbe far bene non dimenticarci del tutto Colui che fu il vero poeta della Natività del Signore, e che la Chiesa festeggia ogni anno proprio nella data odierna.

San Giovanni, considerato autore del quarto Vangelo, dell’Apocalisse e di tre lettere, è una figura di cui sappiamo alcuni particolari, a partire dal Nuovo Testamento. Era figlio di Zebedeo, assieme al fratello apostolo Giacomo, con cui condivise anche il soprannome di “figli del Tuono” (boanerghes). Questo appellativo è spesso associato ai loro caratteri particolarmente forti, d’altronde però, considerato che il tuono in prospettiva biblica viene associato alla voce potente di Dio, indica un’altra vocazione ancora: quella dell’essere appunto portatori franchi della Parola divina.

Rappresentato spessissimo dai pittori e dagli scultori nei secoli, con un libro in mano, Giovanni appare uomo amante della parola e testimone delle cose che egli stesso vide (cf. Gv 1,14; 1Gv 1,1-4). Senz’altro queste sue caratteristiche spiccano rispetto all’ambiente di pescatori in cui era cresciuto e inserito colui che da San Paolo fu considerato “colonna” della Chiesa di Gerusalemme. Ben sappiamo che viene riconosciuto pure come quel “discepolo amato” (cf Gv 13,23) di Gesù, che appare verso la fine del quarto Vangelo, quasi una sorta di autoritratto privo di nome, di Giovanni. Sebbene questa attribuzione non sia del tutto certa, certamente ci dona uno spunto di alta spiritualità, cui sono intrisi tutti gli scritti considerati di ispirazione del fratello di Giacomo.

E’ soprattutto il quarto Vangelo, contrassegnato dal linguaggio del tutto particolare, da cui traspare un’accurata elaborazione degli eventi della vita di Cristo per permettere di leggere non solo il testo, ma anche tra le righe, o nelle profondità dei termini usati, un significato più profondo, con un’intuizione spirituale tutta particolare, che non si trova nei primi tre Vangeli. Ed è a partire da questo scritto, che Giovanni viene considerato iniziatore di una tradizione teologica e anche pastorale, di cui già Origene scriveva: “Il fiore del Vangelo è il Vangelo trasmesso a noi da Giovanni, il cui senso profondo e riposto nessuno potrà mai pienamente cogliere”. E davvero, leggere, studiare e approfondirlo ci fa conoscere questo personaggio particolare e fuori dal comune, uomo di grande profondità e dall’occhio penetrante.

Moltissime sono le tradizioni trasmesse rispetto a Giovanni. La maggior parte di esse si basa sugli scritti apocrifi, come quella in cui si racconta come Giovanni, catturato durante una persecuzione, sarebbe stato immerso nell’olio bollente, da cui poi fosse uscito illeso, oppure come fosse stato capace di neutralizzare il veleno con un segno della croce. Ma la cosa che oggi vogliamo ricordarci di Giovanni, è proprio questa sua capacità di guardare oltre gli eventi in sé, o più in profondità di essi, per scorgere dovunque la presenza e il messaggio di Dio per l’uomo, a partire dalla vita terrena di Gesù. Proprio come l’aquila, quarto essere vivente dell’Apocalisse, che guarda verso il sole, simbolo di Giovanni e del suo Vangelo, egli fu in grado di guardare gli eventi e vedere in essi l’azione di Dio per il mondo.

Una capacità rara, dal momento in cui ognuno di noi riesce a leggere soprattutto negli eventi dolorosi, la presenza del Dio provvidente, solo a distanza del tempo. Il patrono di oggi ebbe un animo radicalmente contemplativo, una marcia in più del suo essere discepolo e dono per tutta la chiesa e l’umanità, perché conferma della presenza eterna e radicale del Dio-con-noi, Colui che precede ogni vicissitudine della quotidianità umana, per donarle un senso più profondo. Chiediamo oggi per l’intercessione Giovanni Evangelista questa sua capacità di guardare oltre, più in là, nella fede, per guardare la nostra vita con gli occhi di Dio.