La musica è il miracolo che Dio ha fatto nella mia vita
Ornella Brunetto è un attrice e una cantante siciliana, in alcune occasioni anche ballerina.
Per anni ha studiato al teatro stabile di Catania. Il suo esordio ufficiale è arrivato con il ruolo della baronessa di carini e la sua carriera artistica è stata sempre in ascesa, tantè che decide di studiare canto lirico. Oggi la conosceremo sotto l’aspetto “spirituale”.
Quando esattamente ti sei avvicinata alla fede?
Non c’è un momento preciso, ricordo che sin da bambina ho avuto questa vocazione, ho sentito questo amore per Gesù. Ma questo sentimento viene messo alla prova durante il corso della vita. E’ infatti attraverso le difficoltà che ho capito di voler veramente seguire Gesù. Di fronte ad esse puoi scegliere in che modo affrontarle o se addirittura schivarle. Penso che sia sano per chiunque, anche per un non credente, considerare le prove opportunità per maturare spiritualmente e non solo, a maggior ragione lo sono per un cristiano, per colui che ponendo la propria fiducia in Cristo e seguendo le Sue orme, sceglie di affrontare le contrarietà della vita facendosene carico fino in fondo anche se queste possono essere causa di rinunce e sofferenza. E così, passo dopo passo, apprendo che il dolore non è un errore della natura, una casualità, un intruso da annientare, bensì parte del mio percorso così come lo è la gioia e che soltanto accettandolo con fede, certa che il Signore lo trasformerà in gioia, ho la possibilità di maturare una spiritualità concreta fondata sulla carità, sui gesti concreti e non solo su sentimenti ed emozioni.
Poi, ogni volta ci troviamo a dover affrontare nuovi conflitti, nuovi dubbi, ma si sa che la via per l’Amore è in salita.
Che ruolo ha avuto la musica nella tua vita?
“..e par che sia una cosa venuta da cielo in terra a miracol mostrare”. Solo la musica più di questa citazione di Dante (Tanto gentile e tanto onesta) può descrivere ciò che la musica è per me. Un miracolo, una cosa sospesa tra il cielo e la terra per mostrarci la bellezza della vita, l’armonia che abbraccia e lega tutte le cose. Un vero e proprio innamoramento ed è per questo che canto sempre. Anche nei momenti di sconforto la musica mi ha sempre riportato all’ equilibrio e, come fosse un’entità assestante, ha scelto lei che facessi del canto la mia professione malgrado tante mie resistenze, affinché io potessi donare un Dono ricevuto.
Hai cantato una cover che parla delle “adozioni a distanza” dal titolo “Figlio della polvere”. E’ un argomento molto complesso non credi?
Credo che noi rendiamo complesse e contorte le cose semplici.
Questa cover, nata per gioco da una collaborazione con uno dei suoi autori, Francesco Palmieri, l’altro è Marco Masini, mi ha permesso di approfondire gli aspetti della realtà delle adozioni a distanza che prima conoscevo solo per sentito dire. Ho conosciuto persone che hanno adottato bambini a distanza, sostenendoli nelle loro necessità primarie, nei loro studi. Tutto questo semplicemente versando quote mensili irrisorie per noi occidentali, ma molto utili per i bambini in causa e mantenendo con loro una corrispondenza costante, attraverso cui hanno potuto seguire il loro percorso di crescita e di formazione, creando un vero e proprio legame fino al punto da incontrarsi.
Tutto questo è molto semplice, semplice come pure adottare un bambino orfano in casa propria, perché amare è semplice come donare. Ma oggi gli uomini confondono l’amore con il possesso rendendo tutto complicato e malato. Mi riferisco alla realtà sempre più praticata dell’ “utero in affitto”, alla pretesa di assecondare ad ogni costo e in ogni modo i propri desideri, calpestando l’unicità della maternità, la dignità di noi donne colpite nel cuore della nostra femminilità, della nostra natura. E ancora calpestando il diritto di ogni bambino ad avere il proprio papà e la propria mamma, strappandolo dalla vera madre e facendo di tutto questo un mercato per il miglior offerente. L’ uomo vuole fare di se stesso il padrone della vita e sostituirsi a Dio, confondendo la sua possibilità di generare attraverso ciò che già esiste con l’impossibilità di creare dal nulla, e in nome della “tanto nota felicità” sarebbe disposto a legittimare qualunque scempio pur di raggiungerla. Ma la felicità è frutto dell’amore e l’amore non passa certo dall’ esaltazione di se, tutt’altro!
Qual è il tuo rapporto con la preghiera?
Per me la preghiera è fondamentale. Intesa nel senso più ampio del termine, la preghiera è il sentirmi e pormi sempre alla presenza del Signore, proprio come da innamorata. Un cristiano non può considerare se stesso e le proprie attività giornaliere distanti da Dio perché è proprio attraverso la relazione costante con Lui che realizza anche le piccole cose. Ed ecco che così la preghiera si traduce in azioni, comportamenti, scelte e obiettivi. E affinché questo sia possibile è necessario un allenamento costante che parta dalla preghiera intesa nel modo più tradizionale ed efficace e cioè riservando alcuni momenti, durante la giornata, unicamente al dialogo con Lui cominciando dal risveglio al mattino. La preghiera che amo di più è la coroncina del S. Rosario.
Nel 2012 sei stata per la prima volta a Medjugorje. Com’è arrivata questa chiamata?
E’ arrivata come una vera e propria chiamata dal momento che questo viaggio non rientrava nei miei progetti. Era l’inizio dell’Estate ed io ero alle prese con la pianificazione di alcuni concerti. All’ improvviso un mio amico mi invita ad andare a Medjugorje, io rispondo che non avevo il tempo né il denaro e lui si offre di prestarmi la somma necessaria per il viaggio. E’ un dettaglio che mi preme raccontare perché sembrava proprio che qualcosa insistesse. Quando sono arrivata a Medjugorje, malgrado la totale assenza di spirito da pellegrina da parte mia, mi sono ritrovata catapultata in un’altra dimensione, immediatamente travolta da uno spirito mistico che avevo provato soltanto ad Assisi molti anni prima.