“La Via della Bellezza – Un percorso di riscoperta” di Maurizio Sorbo

Come possiamo riconoscere la bellezza di Dio sulla terra?

Nell’uomo esiste un profondo anelito alla Bellezza come risposta ad un’esigenza di amore e verità. Guardando alla bellezza del mondo possiamo scorgervi un riflesso di quella Bellezza increata, origine e fine di tutto l’universo (cf. CCC, n.32). Lo stesso S. Paolo, citando un passo della Sapienza (Sap 13,5), afferma che contemplando l’armonia del creato possiamo arrivare a conoscere Dio (Rm 1,20).

La bellezza del Creato, dell’uomo, del servizio all’altro (soprattutto al più disprezzato, così com’è avvenuto – ad esempio – nella storia di Kiko Argüello e Carmen Hernández, gli iniziatori del Cammino Neocatecumenale a me cari e vicini) rappresenta la strada maestra per riconoscere la bellezza di Dio in Terra.

Il tema della Bellezza è più che mai attuale e abbiamo tutti la responsabilità di entrare in questo concetto con spirito di ricerca e, allo stesso tempo, con la purezza che avrebbe un bambino. L’esperienza fondamentale, sicuramente il primo impatto con la bellezza universale lo si ha con il semplice sorriso della mamma. Il maggiore teologo del XX sec., Hans Urs von Balthasar ribadiva che tutto nasce da lì. Nel sorriso, l’essere umano si manifesta nella sua giovialità e il sorriso ci rende carini, ci abbellisce. La madre, per attirare lo sguardo e per compiacere il neonato, gli sorride, in un certo senso si fa ancora più “bella”, più “amabile”. E poi il sorriso è la gratuità dello sguardo, è l’affermazione pura e semplice circa la bontà/bellezza dell’esserci del bambino. Quando la madre sorride al figlio, questi intuisce di essere da lei amato, accolto, benedetto; si sente dire «è bello che tu ci sia! La vita, la tua vita ha senso». Ecco, potremmo dire che la bellezza è un attestato gratuito (e quindi in-utile, cioè non utilitaristico, ma supremamente necessario) della positività dell’essere.

 

Nel libro si parla della storia di Rosa e Samuele. Chi sono questa coppia e che messaggio vogliono trasmettere al lettore?

 Quella di Rosa e Samuele è una storia, tanto breve quanto potente ed efficace, nella quale ogni coppia può riconoscersi e, sull’esempio di Rosa e Samuele, migliorarsi, rivalutarsi o tentare di rimettersi in gioco. Una coppia apparentemente perfetta, invidiata da tutti per la loro affinità, l’eleganza, lo stile e le gioie dell’agiatezza economica. Ma nell’intimità della loro casa perfetta, lontano dagli occhi del mondo, le maschere cadono mettendo a nudo la sterilità di un rapporto logorato dalla routine e da un sentimento non più alimentato dall’amore. Una coppia, in realtà, sul ciglio del divorzio, lacerata da lotte intestine ma con l’intima volontà di non perdere tutto ciò che hanno costruito insieme.

All’improvviso scatta una scintilla, terapeutico sarà un viaggio in Africa e il contatto con la terra e il cielo. Nel silenzio, ricco di spiritualità, di uno dei luoghi più poveri al mondo, le loro anime torneranno a vibrare all’unisono grazie anche all’incontro di Camilla, giovane infermiera in viaggio verso la Guinea, mossa dal desiderio di raccogliere i frutti della misericordia in una terra in perenne sofferenza e Francisco,  un uomo dal carisma particolare. Professore, pittore votato all’arte sacra e moderno San Paolo convertito sulla via della Vita: “mi accorsi [..] che una mano sublime aveva modellato il nostro essere”. Ed ecco perché abbiamo voluto inserire in questo libro una breve storia in cui il passaggio dal deserto dell’egoismo alla scoperta della meraviglia del donarsi agli altri ha condotto ad una rinascita, suscitata dall’idea di vera bellezza, una bellezza costruita sulla caritas, sull’Amore.
Mi auguro vivamente che il Signore, che sta alla porta e bussa (cf. Ap 3,20), trovi qualcuno che sia disposto ad accoglierlo, perchè come dice il Fondatore dei Padri Vocazionisti Beato Giustino Russolillo “È bello pregare, ma è meglio leggere un libro di spiritualità, perché quando preghi sei tu che parli a Dio, ma quando leggi un libro di spiritualità, è Dio che parla a te.”

Servizio di Rita Sberna