Questi giorni ho avuto l’occasione di andare a Urbino e di visitare L’Oratorio di San Giuseppe ( a pochi passi dall’Oratorio di San Giovanni Battista con i suoi meravigliosi affreschi).
È possibile ammirarci il più antico Presepe del mondo in stucco a grandezza naturale realizzato intorno al 1550 dallo scultore Federico Brandani. Immersi nella grotta in un’atmosfera di forte intimità con Giuseppe, Maria e Gesù diventiamo noi stessi testimoni viventi della sua nascita insieme ai pastori in adorazione. Nel soffitto, i cieli (in stucco) si aprono sulla “Gloria angelica”. Il presepe è considerato un capolavoro del manierismo italiano.
In un ambiente vicino alla grotta troverete anche la chiesa dedicata a San Giuseppe con al centro la sua maestosa statua che lo rappresenta col bastone fiorito in mano (di Giuseppe Lironi). Sopra si può leggere una scritta in latino dall’inno a San Giuseppe: “Ti celebrino, Giuseppe, le schiere celesti”.
Sulle pareti laterali quattro grandi tele (dal pittore Carlo Roncalli) ritraggono eventi importanti della vita di San Giuseppe: lo Sposalizio con Maria Vergine, la Nascita di Gesù Cristo, la fuga in Egitto e il Transito di San Giuseppe.
Nella sua lettera apostolica “Admirabile signum” del 2019 Papa Francesco dichiarava:
“Mi piace ora passare in rassegna i vari segni del presepe per cogliere il senso che portano in sé. In primo luogo, rappresentiamo il contesto del cielo stellato nel buio e nel silenzio della notte. Non è solo per fedeltà ai racconti evangelici che lo facciamo così, ma anche per il significato che possiede. Pensiamo a quante volte la notte circonda la nostra vita. Ebbene, anche in quei momenti, Dio non ci lascia soli, ma si fa presente per rispondere alle domande decisive che riguardano il senso della nostra esistenza: chi sono io? Da dove vengo? Perché sono nato in questo tempo? Perché amo? Perché soffro? Perché morirò? Per dare una risposta a questi interrogativi Dio si è fatto uomo. La sua vicinanza porta luce dove c’è il buio e rischiara quanti attraversano le tenebre della sofferenza (cfr Lc 1,79)”. In questo nuovo anno camminiamo fiduciosi con Giuseppe, Maria e Gesù sicuri che non siamo mai soli perché Dio ci ama ed è l’ “Emmanuele” (Dio con noi).