Medjugorje: l’anniversario più importante di sempre

Collina apparizioni Podbro Medjugorje
Foto: Luca Marcolivio

L’avvicinarsi del 40° anniversario delle apparizioni di Medjugorje aveva fatto sorgere in me un dubbio: è proprio necessario scrivere un articolo su questa ricorrenza? Davvero c’è ancora qualcosa da dire che non sia stato già detto? Poi, però, mi sono ricordato che “de Maria numquam satis”, di Maria non si parla mai abbastanza… I nostri lettori sanno perfettamente quanto Medjugorje sia fonte di ispirazione primaria per i nostri articoli. Anche quando le vicende che raccontiamo non riguardano Medjugorje, in ogni cosa che scriviamo, cerchiamo sempre di conservare lo spirito dei nostri pellegrinaggi in terra balcanica: pace interiore, sguardo profetico sul mondo, libertà di giudizio, senso del discernimento. Tutte caratteristiche che la Vergine Maria, Madre di Gesù e Madre nostra, rispecchia in pieno.

Vi svelo un episodio che ha tutto il sapore della ‘dioincidenza’: nell’estate 2017, quando mi trovavo in pellegrinaggio a Medjugorje, assieme a Rita, Stefano, padre Cristoforo e un’altra ventina di amici della comunità “Madre della Riconciliazione e della Pace”, ci arrivò la notizia della registrazione in tribunale di Cristiani Today come periodico online. Accogliemmo lietamente quel fatto come un segno del Cielo. Ci eravamo sentiti investiti della missione – niente affatto facile – di rendere quella nuova creatura editoriale quello che realmente doveva essere: non qualcosa di ‘nostro’ ma uno strumento che il Signore affidava alle nostre povere forze. Cristiani Today è dunque ‘figlio di Medjugorje’ ma eviteremo di essere ulteriormente autoreferenziali ed esauriamo qua questa premessa “autobiografica”.

Aggiungeremo soltanto che, per quel poco o tanto che vale, il nostro staff è come una infinitesima e impercettibile goccia nell’oceano di grazia, che da quarant’anni sgorga torrenziale dalla fonte di Medjugorje. Ci stiamo dentro provvidenzialmente e immeritatamente, ovvio. Però, una cosa dobbiamo dirla: l’aria che abbiamo respirato in quel pellegrinaggio, come nei precedenti e nei successivi, non ha paragoni. In nessun altro luogo sacro, è possibile cogliere il senso della trasformazione delle anime che la preghiera e la devozione mariana infondono.

Non è necessario andare a Medjugorje per pregare o per convertirsi ma è altrettanto vero che il luogo con maggiori conversioni è proprio quel paesino dell’Erzegovina, fino a quattro decenni fa completamente sconosciuto al mondo. Dio, infatti, fa le cose grandi partendo sempre dal piccolo e dall’umile. Di grande, c’è, tra le altre cose, il tempo prolungato in cui la Madonna sta continuando ad apparire e ad avvertire i suoi figli come una madre benevola e affettuosa ma realista.

Certo, non basta andare a Medjugorje per salvarsi l’anima. Il demonio si accanisce proprio sui luoghi dove la Madre di Dio, sua nemica acerrima e invincibile, trova la sua dimora privilegiata. Truffe e falsa spiritualità si aggirano anche nei dintorni del Krizevac e del Podbro, ma non c’è alcun dubbio che i frutti buoni di questa terra superino notevolmente i frutti marci. Riteniamo, allora, sia infinitamente più interessante e affascinante parlare di quanto di buono arriva da Medjugorje. Basta ascoltare le testimonianze dei veggenti: i loro messaggi, il loro linguaggio spirituale sono semplici, fedeli a duemila anni di tradizione mariana e, al tempo stesso, lontani da tutti gli ‘stereotipi cattolici’. La crisi della Chiesa, che pure è innegabile e che in buona parte del mondo si tocca con mano, a Medjugorje è pressoché inesistente.

La spiritualità che sgorga da Medjugorje ha molto a che vedere con la Chiesa ‘carismatica’ e sembra non aver nulla a che spartire con la Chiesa ‘istituzionale’. Eppure, gli ultimi tre pontefici hanno nutrito o nutrono nei confronti di Medjugorje qualcosa che va molto al di là di un semplice ‘rispetto’. San Giovanni Paolo II affermò che, se non fosse stato papa, avrebbe gradito trascorrere il suo tempo a confessare a Medjugorje. Da parte sua, Benedetto XVI, consapevole dei frutti spirituali che lì germogliavano, ha ritenuto opportuno avviare una commissione d’inchiesta, non per una forma di ‘prudenza’ o di ‘sospetto’ ma, al contrario, perché il fenomeno era assolutamente da prendere sul serio. Da parte sua, infine, Francesco ha fatto un ulteriore passo avanti, inviando un suo delegato permanente a Medjugorje, monsignor Henrik Hoser, poi, per la prima volta, ha autorizzato i pellegrinaggi.

Quarant’anni, dunque, da quel prodigioso incontro di quei sei umili ragazzi con la Madre. Superfluo ripetere che, nella Scrittura, i numeri non sono dettagli. Quaranta sono gli anni dell’esodo di Mosè e del popolo eletto dall’Egitto verso la Terra Promessa. Quaranta sono i giorni di Gesù nel deserto, culminati con le tentazioni di Satana (cfr Mt 4). Non si può negare che quest’epoca sia universalmente connotata da tremende tentazioni e da trappole del maligno. E anche chi oggi è in fuga dal Faraone talvolta ricade nella nostalgia delle sue cipolle (cfr Num 11,5).

Qualcosa ci dice, allora, che questo quarantesimo sarà più importante del trentesimo celebrato dieci anni fa e forse anche del cinquantesimo che ci attende nel 2031. Un anno fa sono terminati i messaggi del due del mese, che la Madonna rivolgeva a Mirjana: indubbiamente un segno, un richiamo di Maria a non allentare la tensione spirituale, in un passaggio storico delicatissimo. Lei stessa lo ha confermato: sono le ultime apparizioni mariane della storia, in cui la Madre di Dio è venuta a dare compimento al messaggio di Fatima. Poi arriverà lo svelamento dei Dieci Segreti e nessuno potrà dire di non essere stato avvertito. E se davvero saranno, come si dice, delle grosse tribolazioni, quale figlio non vorrebbe viverle sotto la protezione della propria Madre? Tanto più se lei stessa ha detto: “il mio Cuore Immacolato trionferà”?