Pio XII, dagli archivi vaticani la conferma: fu un papa eroico

Pio XII - Eugenio Pacelli
Foto: Michael Pitcairn (http://mundabor.wordpress.com/2013/05/25/beati-simplicissimi/)

Pio XII, dagli archivi vaticani la conferma: fu un papa eroico

A oltre sessant’anni dalla morte e a oltre cinquanta dall’avvio della causa di beatificazione, se c’è un papa che continua a far discutere gli storici e a dividere l’opinione pubblica mondiale, quel pontefice è Pio XII (1876-1958). Ne sono una riprova, le reazioni suscitate dalla recentissima apertura degli archivi vaticani riguardanti l’intero pontificato di Eugenio Pacelli (1939-1958). Il materiale messo a disposizione di ricercatori e storici lo scorso 2 marzo (144° anniversario della nascita di Pacelli) consta di circa due milioni di carte, per un totale di 323 metri lineari: una mole impressionante di documenti, per la prima volta disponibili anche in formato digitale, che non trascurano nessun ambito dell’intensissima attività pastorale, diplomatica e magisteriale di Pio XII. Era assolutamente prevedibile, tuttavia, che tutte le attenzioni sarebbero state rivolte all’aspetto più delicato e controverso: il rapporto del Papa con le comunità ebraiche romane, in particolare durante l’occupazione nazista della capitale.

A meno di ventiquattr’ore dall’apertura degli archivi, sono arrivate le prime polemiche. Secondo il Rabbino Capo di Roma, Riccardo Di Segni, da parte del papa, “non ci fu la volontà di fermare il treno del 16 ottobre” 1943, che, dalla Stazione Tiburtina, trasportò 1259 ebrei romani ad Auschwitz, dopo il rastrellamento del ghetto di Portico d’Ottavia. “È molto sospetto questo sensazionalismo, con i fascicoli già pronti e le conclusioni facili proposte sul vassoio – ha rimarcato Di Segni –. Ma basta poco per rendersi conto che già le scarse rivelazioni si riveleranno un boomerang per gli apologeti a ogni costo”. Dichiarazioni, quelle del rabbino, che testimoniano quanto un’ampia parte della comunità ebraica mondiale resti ancora ammaliata dalla “leggenda nera” del papa pavido, se non addirittura asservito alla potenza distruttiva nazista.

Le carte che stanno emergendo in questi giorni, tuttavia, non fanno che confermare una realtà dei fatti che, peraltro, la Chiesa ha già approvato, fornendo argomentazioni decisive alla causa di beatificazione dello stesso Pio XII. Tra i documenti degli archivi vaticani spiccano fascicoli interamente dedicati alla questione ebraica, con almeno 4000 nomi di persone che avevano richiesto aiuto alla Santa Sede, accusata dai nazisti di “aver concesso documenti falsi ad ebrei e di averli ricoverati in edifici extraterritoriali”. Dagli archivi stanno venendo fuori carte che rivelano come il Vaticano si fosse prodigato a favorire l’espatrio, altre in cui molti cittadini statunitensi e lo stesso governo USA esprimono gratitudine alla Santa Sede per tutti gli ebrei salvati in quegli anni, fuggendo in America. Tutte operazioni delicatissime, che Pio XII e i suoi più stretti collaboratori dovettero portare avanti nella massima discrezione, anche perché la nunziatura vaticana a Berlino era costantemente monitorata dai servizi segreti tedeschi. Tra i nomi più sorprendenti che risaltano nelle carte degli archivi, spicca quello di Tullio Liebman, giurista di fama mondiale, aiutato dalla Santa Sede a fuggire in Sudamerica (1).

Uno dei risvolti più interessanti della comunicazione che avveniva tra il Vaticano e la nunziatura sono le cosiddette “scatole bianche”, che Pacelli custodiva nel suo studio nella massima segretezza. Un fascicolo del 1941 mostra come il nunzio avesse inviato a Roma i sigilli strappati dei sacchi postali, a dimostrazione che i nazisti intercettavano sistematicamente la posta della Santa Sede, anche quando coperta da immunità diplomatica (2). Alla luce di questi sviluppi decisivi, diventa davvero arduo non comprendere la scelta del “silenzio” da parte di Pio XII: qualunque dichiarazione anche minimamente ostile del Papa nei confronti degli occupanti avrebbe potuto compromettere le azioni di salvataggio e rendere la tragedia di dimensioni ancora più devastanti (3).