Russia: ombre ma anche tante luci di un paese sotto i riflettori del mondo
“Spero che tutti voi abbiate un’esperienza indimenticabile, non solo guardando le partite delle vostre squadre preferite e ammirando le abilità dei giocatori, ma anche nel conoscere la Russia, la sua identità e cultura, la sua storia unica e la sua diversità geografica, la sua gente ospitale, sincera e amichevole”. Con queste parole, nel suo videomessaggio alla vigilia dei Mondiali di calcio, il presidente russo Vladimir Putin ha dato il benvenuto agli atleti e ai tifosi, giunti in queste settimane nel suo paese per l’evento. Gli 11 miliardi di euro investiti per i Mondiali – cifra faraonica seppure di gran lunga inferiore ai 37 miliardi delle Olimpiadi invernali di Sochi del 2014 – sono la conferma della crescente attenzione al settore sportivo, come volano per l’apertura della Russia al mondo.
Effettivamente i Mondiali in Russia assumono una rilevanza che va ben al di là dell’avvenimento sportivo. È il primo mondiale giocato in un paese ex comunista ma è anche una competizione che si svolge in un paese che, tra mille contraddizioni, ci mostra una cultura e una mentalità in controtendenza rispetto a buona parte del resto del mondo. Una nazione per cui molti occidentali nutrono sospetto, altri curiosità e favore. C’è la Santa Sede che guarda con interesse a Mosca, per ragioni ecumeniche ma anche geopolitiche (pace e libertà religiosa). C’è il presidente americano Donald Trump, che ha caldeggiato il ritorno della Russia nel G8. C’è il presidente del Consiglio italiano, Giuseppe Conte, che ha auspicato la cancellazione delle sanzioni ai danni di Mosca. Ci sono le centinaia di imprese italiane e dell’Europa occidentale che vedono nel mercato russo una straordinaria opportunità per il proprio export e che sono tuttavia penalizzate dalle stesse sanzioni e dalla situazione scaturita a seguito del conflitto ucraino.
Vi sono indubbiamente lati oscuri nella Russia post-comunista e riguardano essenzialmente la libertà di informazione. Numerosi sono stati i giornalisti uccisi in circostanze misteriose – il caso più noto è quello di Anna Politkovskaja (1958-2006) – sebbene il mese scorso, la strana vicenda dell’oppositore antiputiniano Arkadij Babchenko si sia risolta con una finto assassinio messo in scena dai servizi segreti ucraini. Tali aspetti controversi non possono però sminuire le luci che si riflettono su questo immenso paese, carico di una storia e di una cultura ricchissime, per noi occidentali ancora in gran parte da scoprire.
Rinascita demografica. A cavallo tra il secolo scorso e l’attuale, la Russia è stato il paese europeo che, prima degli altri e più degli altri, ha patito le conseguenze della crisi demografica. Dopo una sostanziale stagnazione coincisa con l’ultimo trentennio sovietico, la Russia ha attraversato un ventennio di conclamato decremento, che ha progressivamente iniziato ad arrestarsi durante l’era Putin. Intorno al 2010, finalmente, il saldo demografico è tornato positivo. La Russia è stato il primo paese al mondo a legalizzare l’aborto (1920), abolito da Stalin (1936) e poi ripristinato da Kruscev (1955). Fino a pochissimo tempo fa, i tassi abortivi sono stati i più alti d’Europa, rafforzati anche dallo scarso ricorso alla contraccezione. Grazie alle misure governative a sostegno della natalità (campagne a favore della vita nascente, sussidi economici alle famiglie povere, congedi di maternità di tre anni, apertura di centri per ragazze madri), fortemente incoraggiate anche dalla chiesa ortodossa, gli aborti sono scesi dai 5 milioni ai 600mila in 25 anni. Un fenomeno che va di pari passo a un’opinione pubblica sempre più prolife. Nell’arco di 20 anni, la percentuale di cittadini contrari alla pratica abortiva è triplicata, passando dal 12% al 35%.