Giovani, laici e, soprattutto, vissuti in epoca recente. I nuovi santi e beati parlano sempre più al nostro tempo, sono sempre più vicini al nostro modo di sentire, parlare e amare. Non più santi da immaginetta sacra ma uomini e donne in carne ed ossa, attrattivi perché normali, indimenticabili perché speciali. Con questo spirito, ci approcciamo alla solennità di Ognissanti che lunedì prossimo, per la prima volta, includerà Sandra Sabattini (1961-1984), beatificata domenica scorsa a Rimini.
La vita di questa giovane romagnola è legata a doppio filo a quella di un altro grande testimone della Chiesa post-conciliare: don Oreste Benzi (1925-2007). Come San Giovanni Bosco (1815-1888) patì la perdita del suo figlio spirituale San Domenico Savio (1842-1857), il fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII ha vissuto un dolore simile per la morte di una ragazza che lui stesso aveva visto crescere meravigliosamente nella fede e nella carità. Alcuni cammini ecclesiali muovono i loro primi passi così, con l’iniziatore ancora in vita e un giovane membro già in Cielo. Perché a volte Dio chiami a sé così presto anime tanto pure e luminose, rimane un mistero. Sarebbe comunque una perdita di tempo, soffermarsi troppo sul perché il Signore abbia portato in Cielo, a soli 22 anni, Sandra e non altri. I santi e i beati parlano principalmente attraverso le loro vite, sebbene anche le loro morti possano insegnare molto.
Da parte sua, Sandra Sabattini è stata definita la “prima santa fidanzata” ma non è nemmeno questo il risvolto che più desta interesse. Nei suoi dieci anni a servizio della Comunità Papa Giovanni XXIII, Sandra si è santificata per il suo amore agli ultimi, in particolare a quei poveri, quei tossicodipendenti e quei disabili che, allora come oggi, erano considerati i rifiuti della società. Non si sentì mai, però, una semplice operatrice sociale o una filantropa. Il volontariato era da lei vissuto come una chiamata del Signore e la preghiera orientava ogni sua giornata e ogni sua azione.
Come molti santi dei secoli passati, Sandra raccoglieva quotidianamente i suoi appunti spirituali, pubblicati in un libro dal titolo Il diario di Sandra (Sempre editore, 2021). Eccone un estratto che rivela la sua sbalorditiva maturità spirituale: “Non è mia questa vita che sta evolvendosi ritmata da un regolare respiro che non è mio, allietata da una serena giornata che non è mia. Non c’è nulla a questo mondo che sia tuo. Sandra, renditene conto! È tutto un dono su cui il «Donatore» può intervenire quando e come vuole. Abbi cura del regalo fattoti, rendilo più bello e pieno per quando sarà l’ora”.
Sandra Sabattini non è una mistica nel senso comune del termine ma è stata sicuramente un’anima che parlava con Dio. Come Santa Madre Teresa di Calcutta (i lettori ci consentano questo parallelo ardito…), prima pregava e poi aiutava gli ultimi in cui vedeva riflesso il volto di Cristo. Eppure, per il resto, Sandra era molto simile a tanti suoi coetanei. Coltivava hobby come la pittura, il pianoforte e l’atletica: come velocista vinse anche vari trofei ma questi successi, grandi o piccoli che fossero, non la riempivano tanto quanto poteva riempirla l’amore per gli uomini e per Dio.
Aiutare soltanto i poveri di Rimini e dintorni non le bastava. Già da liceale, iniziò ad immaginarsi missionaria in Africa e, anche per questo, si iscrisse a Medicina a Bologna. Proprio all’Università, conobbe Guido, un collega di studi nel quale scoprì subito delle affinità elettive impressionanti. Furono castamente fidanzati quasi cinque anni, un amore spezzato soltanto da un terribile incidente automobilistico, di cui Sandra è vittima il 29 aprile 1984 a Igea Marina. Assieme a Guido e a un amico, Sandra si sta recando a un raduno della Comunità Papa Giovanni XXIII: al momento di attraversare la strada, viene investita da una macchina. Dopo tre giorni di coma all’ospedale di Bellaria, Sandra nasce al Cielo il 2 maggio 1984.
Don Benzi l’ha sempre indicata a modello per i giovani della sua comunità. Apparentemente, lo stile di vita di Sandra, le sue attività quotidiane, i suoi sogni sarebbero quanto di più lontano possa esserci da un giovane dei nostri tempi. Eppure, anche chi ha una vita ritmata da Instagram, dalla musica trap e da una manciata di influencer, rimarrebbe probabilmente affascinato da una personalità come quella di Sandra Sabattini. Nella sua storia, non mancano certo eventi prodigiosi, dal mistero della sua bara, trovata vuota un quarto di secolo dopo la morte, alla guarigione miracolosa di un membro di spicco della Comunità Papa Giovanni XXIII, che le ha spianato la strada alla beatificazione. Il miracolo più grande rimane però quello di un’anima così incredibilmente pura e semplice – i suoi occhi e il suo sguardo parlavano da soli – e, al tempo stesso, capace di un bene così potente.