Giacomo Celentano “La sofferenza mi ha portato alla Fede”

Giacomo Celentano “La sofferenza mi ha portato alla Fede”

Come hai affrontato tutto questo?
Quando ho toccato il fondo, rimanendo da solo con la mia malattia, mi trovavo in un periodo che dal punto di vista spirituale, avevo abbandonato il mio cammino di fede, i sacramenti, la vita di fede, in una sola parola, avevo abbandonato Dio.
In questa situazione spirituale, di abbandono del Signore, da parte mia, mi ammalai.
Quando restai completamente solo, con la mia malattia, cominciarono a fiorire nel mio intimo delle domande molto profonde. Mi chiedevo cosa il Signore volesse da me, quale sarebbe stato il mio progetto di vita, insomma mi chiedevo se il Signore voleva che io cantassi o che diventassi frate o che mi sposassi, ecc..
Cominciai il mio cammino vocazionale, con Padre Emilio, è un frate che a quel tempo, stava a Milano e adesso è a Brescia. Cercavo di capire, con suo aiuto, quale fosse il progetto di Dio sulla mia vita.
Cercavo di spronare Padre Emilio, per farmi entrare in convento, ma lui mi diceva di stare calmo, perché prima bisognava fare una serie di verifiche, non è detto che avevo la vocazione. Ci vuole un buon discernimento ma soprattutto cercava di farmi capire che la vocazione non deve essere una fuga dal mondo, ma deve essere una rinuncia al mondo per amore di Dio.
Mi ricordo che lui mi faceva spesso questa domanda: “Giacomo se tu potessi cantare, vorresti lo stesso entrare in convento?”. Questa domanda, mi metteva in crisi, rispondevo a Padre Emilio che se io potessi cantare, forse non cercherei di entrare in convento.
Infatti, lui aveva la conferma che la mia non era una vocazione per la vita consacrata, ma io ero chiamato dal Signore tramite la sofferenza.
Questo l’ho capito grazie a Padre Emilio e ad un mio discernimento personale.
Io sono convinto che il Signore, nel momento in cui l’avevo abbandonato, ha permesso questa mia sofferenza affinchè io, mi riavvicinassi a Lui.
Questo è avvenuto perché nella mia sofferenza, cominciai pian piano ad andare alla messa domenicale, a ricevere i sacramenti. Mi riavvicinai al Signore e cominciai a frequentare dei sacerdoti e a leggere libri spirituali.
Ci fu una risposta da parte mia, la stessa risposta che il Signore si aspettava cioè che io ritornassi fra le Sue braccia.
Il rapporto con Gesù è personale. Ognuno di noi, ha la sua vocazione e il suo compito sulla terra, che Dio gli dà. Nel mio caso, Gesù mi ha chiamato tramite la sofferenza.
Ad esempio mio papà, a differenza mia, a volte ci racconta che lui ha scoperto Gesù nel pieno della sua gioia. Mio papà aveva tutto: il successo, una bella famiglia, era felice. Lui voleva ringraziare qualcuno, ed ha iniziato a cercare Gesù.

Tu hai scritto la tua storia, in un libro dal titolo “La luce oltre il buio”. Perché hai deciso di scriverla e di condividerla?
Intanto questo libro, l’ho scritto insieme ad un coautore. Quindi è stato scritto a 4 mani, è stato un lavoro di equipe. La mia casa editrice, la Piemme, l’ha rivisto e revisionato, ed è uscito fuori un lavoro gradevole.
La mia unica motivazione di averlo scritto, è che volevo mettere a disposizione la mia storia, per far capire a tutti quelli che sono nel buio, (il mio buio era l’ansia, la depressione e gli attacchi di panico) che dal buio si può uscire cercando Gesù. Lui è il vero medico del corpo e dell’anima. Prima bisogna cercare Gesù (questo è il primo passo) e poi rivolgersi ai medici, che sono strumenti del Signore.