L’AGESCI è ancora cattolica?

AGESCI
Foto: He Skelter (Flickr)

Non c’è più religione. Questa espressione, piuttosto abusata e usurata, torna amaramente ad assumere un senso, quando si leggono notizie come quella che arriva dall’Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani (AGESCI). Il gruppo aveva già fatto parecchio discutere negli ultimi anni per una serie di prese di posizione piuttosto “innovative”.

Ebbene, l’ultimo passaggio di questa svolta “gay friendly” dell’AGESCI è l’adozione sulla propria modulistica delle ormai immancabili diciture “genitore 1” e “genitore 2”. Sul sito ufficiale dell’associazione, basta andare a cliccare sul menu Novità Terzo settore, che, alla voce Potestà genitoriale, si riscontrano immediatamente tre lemmi alternativi: a) “genitore 1 e genitore 2”; b) “unico genitore”; c) “tutelato/rappresentato”.

Come segnalato nei giorni scorsi da Pro Vita & Famiglia, il gruppo AGESCI di Castelfranco Veneto 3 aveva diffuso una comunicazione agli associati, in cui si proponeva una modulistica online, dove ugualmente erano presenti le diciture “genitore 1” e “genitore 2”.

Fino a una decina di anni fa, l’AGESCI aveva tenuto il punto nei confronti dei tentativi di colonizzazione ideologica a sfondo LGBT+. Ancora nel maggio 2012, l’associazione aveva raccomandato ai capi scout con tendenza omosessuale di non fare outing, nell’obiettivo di evitare di “turbare e condizionare i giovani”. Implicitamente, quindi, ai capi con questa tendenza si prescriveva una condotta all’insegna della castità, mentre a chiare lettere si consigliava loro di sottoporsi a psicoterapia.

La svolta in questo ambito è avvenuta a partire dal 2014, quando i giovani della stessa AGESCI, redigendo la Carta del Coraggio, non solo auspicarono la possibilità di diventare capi scout anche per gli omosessuali dichiarati, ma chiesero apertamente la legalizzazione delle unioni civili anche per persone dello stesso (che effettivamente furono approvate dal Parlamento italiano poco più di un anno dopo).

Nello specifico, si sollecitava a “non considerare esperienze di divorzio, convivenza, omosessualità invalidanti la partecipazione alla vita associativa e al ruolo educativo, fintanto che l’educatore mantenga i valori dell’integrità morale (SIC)”. Sempre nella Carta del Coraggio, veniva sostenuta una definizione di famiglia identificata con “qualunque nucleo di rapporti basati sull’amore e sul rispetto”, trascurando completamente la conditio sine qua non dell’unione tra un uomo e una donna.

La Carta del Coraggio ha spaccato in due l’AGESCI tra “innovatori” e “conservatori”, con la linea innovativa destinata negli anni a prevalere. Il dibattito si è riacceso nel 2017, anno in cui, a Gorizia, un parroco aveva apertamente criticato l’unione civile stretta tra un capo scout e un consigliere comunale, invitando il primo a dimettersi dalla propria carica.

Non avremmo dedicato il nostro breve articolo a questa controversia se l’AGESCI non fosse un’associazione di stampo eminentemente cattolico. Non si tratta di una mera e vaga ispirazione a valori cristiani ma di un esplicito riconoscimento della propria identità fin dal proprio statuto: «L’Associazione, come iniziativa educativa liberamente promossa da credenti, vive nella comunione ecclesiale la scelta cristiana» (art. 1); i soci adulti dell’AGESCI «sono donne e uomini che attuano il loro servizio nei modi propri dello scautismo, realizzando così, come membri della Chiesa, la loro vocazione cristiana» (art. 9). Una Chiesa che non ha certo cambiato rotta sull’omosessualità, nonostante il clima di comprensione e di apertura (verso le persone ma non verso i comportamenti) favorito dall’approccio pastorale di papa Francesco.

“Oggi si sta cercando di ridefinire la stessa istituzione del matrimonio”, dichiara riguardo alla decisione dell’AGESCI, Toni Brandi, presidente di Pro Vita & Famiglia onlus, che aggiunge: “Basta con questi stravolgimenti dell’ordine normale delle cose ed il concetto stesso del Creato!”. È lecito, aggiungiamo noi, che tra i membri della Chiesa possano esserci diverse visioni delle cose. È altrettanto importante, però, almeno che sui fondamenti dell’esistenza, la visione sia compatta e unanime, altrimenti l’unità dei cattolici non avrebbe ragione di esistere e la Chiesa stessa si ridurrebbe a un involucro vuoto di sostanza e contenuti.